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Dimmi quanti anni hai e ti dirò chi sei

Dimmi quanti anni hai e ti dirò chi sei, articolo SCS

Dimmi quanti anni hai e ti dirò chi sei

Le corse della mente umana in organizzazioni piene di scale

Quotidianamente siamo bombardati di dati e articoli che parlano di velocità del cambiamento, instabilità del contesto, insistendo sull’importanza per le organizzazioni di rimanere “al passo”. Ecco allora che tutti iniziano a correre, cambiamento, organizzazione agile, industria 5.0, non si sa bene dove, l’importante è correre più veloce della gazzella (e mi raccomando di non aspettare che sorga il sole!).

Così immerse in un contesto che scivola via continuamente, le persone, in qualità di esseri umani, non possono fare altro che semplificarlo il più possibile, per trovare uno scopo e ancora più dare senso a ciò che accade (quando finalmente saremo sostituiti dalle macchine sarà finita questa scocciatura del trovare per forza un senso alle cose…lo scopo invece sopravviverà, quindi continuate a cercarlo).

Ecco che nell’agire quotidiano, mentre di corsa lavoriamo in team, collaboriamo con colleghi e colleghe, diamo senso attraverso la nostra arma migliore e tra le più antiche: la categorizzazione. Incaselliamo “l’altro” e andiamo di pilota automatico per risparmiare energie e correre veloci insieme al mondo (che poi è un po’ come buttarsi da un aereo senza paracadute per paura di atterrare in ritardo).

Ma non fraintendetemi, meno male che abbiamo questa cosa delle categorie! Non potremmo mai sopravvivere senza. Peccato che ci piace così tanto che ne abusiamo continuamente. E cosa c’è di più facile della categoria età? Tra l’altro a pensarci bene l’età è proprio comoda, addirittura ci dà un numero per creare una bella categoria data-driven.

Qualcuno penserà “beh dai è oggettivo. Persone di età differenti sono diverse”. Concordo, e di questo parleremo nei prossimi articoli. Ma così come le categorie sono fondamentali alla sopravvivenza se usate con criterio, anche ciò che pensiamo sia “oggettivo” va visto in maniera critica.

Nel prossimo articolo vi racconteremo quali sono, secondo la letteratura scientifica, le “reali” differenze generazionali. Nel frattempo, ecco alcuni falsi miti che sentiamo circolare spesso nelle organizzazioni, ma che non hanno fondamenti scientifici, essendo basati su categorizzazioni euristiche.

«Più si va avanti con l’età più si diventa resistenti al cambiamento!» In realtà: gli anni di permanenza in una organizzazione sono molto più predittivi della resistenza al cambiamento rispetto all’età.

«Ormai è ora che vada in pensione non gli interessa più il lavoro!». In realtà: avere abilità lavorative al passo con le richieste e percepire un clima di inclusione permettono di rimanere ingaggiati anche in prossimità del pensionamento.

«È più lento ad apprendere ormai, ha superato i 50!». In realtà: La Learning Agility può essere sviluppata in tutte le generazioni di lavoratori, indipendentemente dall’età, ad esempio creando comunità di pratica o lavorando sulla mobilità interna nelle organizzazioni.

Al prossimo articolo!

Di Luca Fazi

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