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Fenomenologia non esaustiva delle reazioni al D&I

Fenomenologia non esaustiva delle reazioni al D&I

I progetti di D&I nelle organizzazioni sono un ottimo osservatorio sull’umanità. Forse per quel «flavour» morale che questo tema si porta dietro, molte persone sentono in qualche modo il dovere di schierarsi molto più che in altre occasioni – e offrono quindi uno spettacolo ricco e variegato.

La ragione profonda per cui questo accade è che non è ancora passata l’idea per cui anche questi temi siano questioni di business, mentre sono talvolta vissuti come divertissement fatti perché «ora mi tocca farli».

Prima o poi questa consapevolezza si diffonderà, e anche questi progetti verranno affrontati come una delle tante cose importanti da fare in un’organizzazione; ma fino ad allora, vale la pena godersi lo spettacolo di questa fenomenologia di reazioni creative: segue quindi una mappatura assolutamente non esaustiva dei tipi umani che si possono incontrare.

ATTENZIONE: la declinazione è volutamente al maschile sia perché di solito le reazioni più creative sono maschili, sia perché di queste cose si parla con i dirigenti, e i dirigenti, si sa…

Partiamo!

Il volenteroso

Ha sempre fatto tutt’altro nella vita – forse viene dall’IT, oppure è un PM, o chissà cos’altro – e adesso si ritrova a parlare di cultura, stereotipi e bias – e magari a suo tempo si è iscritto a ingegneria precisamente per non dover avere a che fare con questa roba. Coglie però l’importanza del tema e mette dunque a disposizione le sue migliori energie; allo stesso tempo, capisce che deve immediatamente piazzarsi dal lato giusto della barricata (sessisti da una parte, non sessisti dall’altra) e così comincia una certosina ricerca di tutte le «buone azioni» fatte in passato contro i maschilisti cattivi.

Il suo motto: «no no, io però questo non l’ho mai fatto»

Lo scettico

La sa più lunga degli altri, e deve farlo sapere a tutti. Di fronte a qualunque iniziativa si lancia alla ricerca di inganni o complotti facendo appello ad un parco argomentativo di tutto rispetto: si va dal classico «così non si premia il merito» al sempre affascinante «ragionare in questi termini è degradante per le donne, come se non potessero farcela da sole…». È disponibile in due varianti, una sonora e l’altra silenziosa: lo scettico sonoro si trattiene per ore nell’agone del dibattito pur di avere l’ultima parola, mentre lo scettico silenzioso lascia lì una prima obiezione per poi tornare a bordo sala e chiudersi in un lungo silenzio arricchito da un saccente sorrisetto di superiorità.

Il suo motto: «è più complesso di così»

L’avanguardista

Spesso caratterizzato da una lunga e soddisfacente carriera alle spalle, e dunque abituato ad abitare la parte eccellente del mondo, non vuole essere da meno anche quando si tratta di D&I. Si batte quindi strenuamente per apparire “più inclusivo” degli altri: se si parla di donne, ricorda che dovremmo parlare dei giovani, se si parla di giovani ricorda che ci sono le minoranze LGBTQI+, e se si parla di LGBTQI+ tira fuori l’intersezionalità. Un giorno, mentre si sta parlando di terrestri, farà notare come non dovremmo dimenticare gli alieni.

Il suo motto: «di queste cose si poteva parlare vent’anni fa, ma oggi…»

Il benaltrista

Come sempre più spesso accade con pressoché qualunque guaio dell’umanità, anche quando si parla di D&I non può mancare chi fa notare che comunque ci sono cose più urgenti su cui lavorare. Il benaltrista è il professionista della prioritizzazione: possiede un rigidissimo elenco di problemi disposti in ordine di gravità, e si assicura che l’attenzione sia sempre totalmente concentrata verso l’altro, perché altrimenti…nessuno sa cosa succede altrimenti. Nella sua versione più raffinata, il benaltrista contesta il fatto che la situazione attuale sia un effetto, e che ci si debba in realtà occupare di cause più profonde; di fatto, quindi, suggerisce implicitamente che la sua azienda costituisca una specie di polizia genitoriale che controlli quali giocattoli vengono regalati a tutte le bambine del mondo, perché si sa che gli stereotipi vengono da lì.

Il suo motto: «sì ma il vero problema è un altro»

Molto probabilmente qualcuno di questi tipi umani è stato in ognuno di noi almeno per un momento…fortuna che cambiare si può, e in molti e molte dentro le organizzazioni lo stanno facendo.

Daniele Scollo

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