Il costo nascosto dei resi per l’Italia: 2,5 miliardi di euro
L’espansione dell’e-commerce ha portato con sé non solo vantaggi, ma anche un imprevisto problema: l’aumento dei resi. In Europa, circa il 30% degli ordini vengono restituiti, ma la situazione in Italia è ancora più critica, con quasi il 40% degli acquisti rispediti indietro. Un’indagine dell’Università Liuc-Università Cattaneo, in collaborazione con SCS Consulting, il Politecnico di Milano e il CNR-Ismed di Napoli, ha esaminato in particolare il settore della moda, evidenziando come la “prova in camerino” si sia spostata nel salotto di casa. Tuttavia, questo cambiamento comporta anche conseguenze economiche e ambientali rilevanti: nel nostro paese, il costo annuale della gestione dei resi si aggira attorno ai 2,5 miliardi di euro, mentre a livello globale, il trasporto dei resi produce ben 23 milioni di tonnellate di CO2. Inoltre, una parte significativa dei capi restituiti finisce per essere distrutta, con un tasso di smaltimento che può arrivare al 10%.
Questa problematica riguarda principalmente la cosiddetta “logistica inversa” o “reverse logistics”: il processo che gestisce il flusso dei prodotti restituiti dai consumatori, che include la raccolta, l’ispezione, il reinserimento nel mercato o, se necessario, lo smaltimento. “Spesso il reso viene trattato come un semplice dato da gestire, senza una visione complessiva della filiera”, sottolinea Alessandro Creazza, direttore del Green Transition Hub della Liuc e uno degli autori dello studio. “Ogni attore della catena – produttori, retailer, operatori logistici e corrieri – lavora in modo isolato, senza ottimizzare i processi”.
Questa frammentazione rende difficile ottenere un flusso efficiente e fa lievitare i costi. Infatti, la logistica inversa risulta, in media, un terzo più costosa rispetto a quella diretta, con i trasporti che incidono per l’80% del totale. Le attività accessorie, come le ispezioni dei prodotti, contribuiscono a questa inefficienza.
Per migliorare l’efficienza economica e ambientale, ci sono alcune strategie che potrebbero fare la differenza: il tempo per la restituzione, il contributo economico da chiedere al consumatore e lo sforzo richiesto per effettuare il reso. In uno dei modelli proposti, il cliente restituisce il prodotto in negozio entro un termine limitato, senza sostenere alcun costo. Questo modello consente di ridurre i costi di trasporto, ottimizzare la gestione delle scorte e ridurre il rischio di invenduti, ma richiede una capillare presenza di punti vendita. Un’altra soluzione prevede il pagamento di un contributo economico da parte del consumatore, che poi può restituire il prodotto presso un punto di ritiro. Questa seconda opzione risulta la più vantaggiosa sia sotto l’aspetto ambientale che economico, in quanto riduce i resi non necessari e rende il cliente più responsabile.
Creazza sottolinea l’importanza di un impegno collettivo: “Tutti devono contribuire. I merchant devono incentivare i clienti a scegliere opzioni di reso che permettano il ‘consolidamento’ dei resi, come la restituzione in negozi locali o punti di ritiro. In questo modo, si riesce a ridurre del 25% il consumo di CO2”. È fondamentale anche che i corrieri sviluppino una rete capillare di punti di ritiro, mentre gli operatori logistici dovrebbero integrare la gestione dei resi nell’ambito di una strategia omnicanale, che consideri anche i resi derivanti dall’e-commerce.
Anche la comunicazione riveste un ruolo importante: educare i consumatori a fare scelte più consapevoli non solo riduce i costi e l’impatto ambientale, ma può essere anche una leva di marketing. Offrire politiche di reso differenziate, legate alla fidelizzazione del cliente, può incentivare comportamenti responsabili. In questo contesto, la tecnologia gioca un ruolo chiave: l’uso di chatbot e intelligenza artificiale, ad esempio, può aiutare il consumatore a scegliere la taglia giusta prima di effettuare l’acquisto, riducendo così il numero di resi.
Link all’articolo di Repubblica: Il costo nascosto dei resi: per l’Italia 2,5 miliardi – la Repubblica



